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Nel piano di Dublino garanzie ad alto rischio

di Isabella Bufacchi

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Se il Governo irlandese dovesse far fronte a tutti i 400 miliardi di euro di depositi e debiti di Anglo Irish Bank, Allied Irish Bank-Aib, Bank of Ireland, Irish Life & Permanent, Educational Building Society e Irish Nationwide con la garanzia dello Stato il rapporto debito/Pil dell'Irlanda schizzerebbe dal 25,4% del 2007 al 210 per cento. Se la garanzia dovesse essere estesa alle banche non irlandesi che ne hanno fatta richiesta (l'inglese Ulster Bank, che è secondo più grande sottoscrittore di mutui in Irlanda, Halifax-Bank of Scotland, la belga Iib Bank e la danese National Irish Bank) impegnando le casse statali per ben oltre 500 miliardi, il debito/Pil supererebbe uno stratosferico 260 per cento.
Questo è uno scenario catastrofico: ma è proprio il timore della catastrofe a far vacillare l'affidabilità dell'Irlanda e il suo non più solidissimo rating "AAA". I mercati hanno imparato che a pensare male non si sbaglia e che le previsioni più apocalittiche molto spesso di questi tempi si avverano: così l'annuncio della garanzia pubblica illimitata per due anni, che ufficialmente serve a rimpolpare le casse vuote di banche e building society in crisi di liquidità, sta mettendo in discussione il rischio-Irlanda. La garanzia sulla raccolta a breve termine (depositi e prestiti interbancari) e medio-lungo termine (obbligazioni e covered bond) sta riaprendo quei rubinetti che nelle prime due settimane di settembre si sono chiusi: ma questo intervento non sanerà i bilanci delle banche, che restano esposte allo scoppio della bolla immobiliare. Le future perdite del sistema bancario irlandese sono il grande punto di domanda: non per colpa del subprime Usa o delle cartolarizzazioni, ma per la mole inquantificabile dei "bad loans".
Oggi il Governo di Brian Cowen dovrebbe sciogliere le riserve sulle modalità di attuazione della garanzia, rivelando i dettagli che oltre a evitare il rischio sistemico di bancarotta a catena dovrebbero tutelare i contribuenti. Il Taoiseach (primo ministro) Cowen e il ministro delle finanze Brian Lenihan hanno stentato ad accordarsi con le banche oggetto della garanzia, che pare abbiano rifiutato di pagare una commissione allo Stato pari allo 0,2% all'anno (880 milioni) per due anni su 400 miliardi. Un'intesa dovrebbe essere trovata attorno a quota 500 milioni l'anno, ha ipotizzato nel week-end l'autorevole Sunday Times irlandese: in cambio gli istituti saranno soggetti a regole più ferree e prudenziali sugli impieghi e a tagli drastici degli stipendi del top management.
Queste "fee" a tutela dei contribuenti più che coprono per ora l'aumento del costo della raccolta dello Stato scaturito dopo il rilascio della controversa garanzia: il giorno dell'annuncio il rischio-Irlanda è raddoppiato sul mercato dei derivati di assicurazione del credito (credit default swap) passando da 25-30 centesimi di punto percentuale a 65-70. Ieri 67. Gli esperti del settore hanno calcolato che questo allargamento del differenziale tra il rendimento dei titoli di Stato irlandesi e quelli tedeschi è quantificabile in 12-15 punti base, con maggiori oneri sugli interessi di 127 milioni (58 nel 2008 e 69 nel 2009).
Il debito pubblico irlandese è estremamente contenuto: nel 2007 era pari a 37,6 miliardi, equivalenti al 25,4% del Pil. L'Irlanda è riuscita per ora a mantenere il rating "AAA", confermato esplicitamente da Fitch e implicitamente da S&P e Moody: le agenzie di rating concedono all'Irlanda il beneficio del dubbio e cioè che la garanzia non verrà esercitata perché l'insolvenza delle banche è un capitolo chiuso proprio in virtù della garanzia.
Le spiegazioni fornite dal Governo sui perché dell'intervento vanno in un'unica direzione, come ha spiegato ai cittadini, candidamente, Patrick Neary, numero uno dell'autorità di controllo Financial Regulator: i bilanci delle banche sono solidi, e l'entità dei prestiti incagliati o in sofferenza per il crollo del mercato immobiliare e per la recessione non sono quantificabili ma non superano i livelli di guardia. La versione governativa sulla necessità della garanzia pone tutto l'accento sulla liquidità: i canali di finanziamento delle banche irlandesi si erano velocemente prosciugati nelle prime due settimane di settembre e senza intervento l'insolvenza sarebbe scattata in automatico. Non una o due banche erano finite sull'orlo del baratro ma tutte le sei grandi, secondo fonti bene informate. La raccolta degli istituti di credito irlandesi avviene per il 60% tramite i depositi (non solo della clientela al dettaglio ma anche delle grandi imprese e multinazionali attratte dalla bassa corporate tax al 12,5%). Nelle prime settimane di settembre le banche irlandesi hanno assistito all'uscita di 15 miliardi di euro di depositi: una multinazionale da un giorno all'altro ha tolto 1 miliardo di depositi. I media hanno gettato benzina sul fuoco. Dopo la puntata del seguitissimo programma radiofonico Liveline, andato in onda il 18 settembre e dedicata ai risparmiatori in fuga dalle banche, i depositi hanno continuato a svuotarsi: chi ha appreso che la garanzia dello Stato copriva i primi 20.000 euro si è affrettato ad aprire piccoli conti in più banche. Altri hanno travasato la liquidità dalle banche ai conti e agli strumenti di risparmio postale di An Post, da sempre garantiti illimitatamente dallo Stato. Il Governo ha tentato di mettere riparo alla situazione, quintuplicando la garanzia sui depositi da 20.000 a 100.000 euro il 22 settembre. Ma le banche irlandesi, che per il restante 40% della raccolta si finanziano sull'interbancario e sul mercato obbligazionario internazionale, sono finite su altre graticole: i bond erano troppo cari e difficili da collocare e intanto l'interbancario si chiudeva. I rubinetti degli stranieri sono stati serrati definitivamente il 24 settembre scorso quando a chiedere credito sono state le banche irlandesi: le cattive notizie corrono e il sistema bancario irlandese è stato massacrato in Borsa nel suo lunedì più nero lo scorso 28 settembre quando Anglo Irish Bank ha perso il 46% del suo valore, Irish Life & Permanent ha lasciato sul terreno il 40%, Aib il 17% e Bank of Ireland il 20 per cento. Il resto è storia: quella notte stessa il Governo ha varato la garanzia illimitata su depositi, bond e prestiti per riaprire tutti i canali di provvista delle banche con il marchio della "AAA": assicurando la raccolta anche per il futuro e non solo sui depositi. Una supergaranzia che non va giù a Bruxelles e a tutti i membri dell'Ue.
  CONTINUA ...»

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